giovedì 10 giugno 2010

Una nuova amicizia

Vedere Paul con la schiena ridotta in quel modo mi ha fatto davvero impressione.

No non è vero!!! Mentre il bambinetto schiacciava i pulsanti io riuscivo a malapena a trattenere le risate! Sfortunatamente il vicino ha chiamato l'infermiere e ci ha rovinato tutto il divertimento. Voglio tornare anch'io bambino! Come Attila, però, con una nonna che mi permette di fare tutto! La mia era cattiva: quando capitavamo al ristornate e mi scaccolavo mi picchiava. E che scenate quando provavo a fare canestro nei bicchieri dei tavoli vicini! Sì sì il mondo è proprio ingiusto!

Pensavo che i mocciosi fossero solo una rottura di scatole, ma probabilmente Attila è diverso! Lo vedi, lo capisci dagli occhi spaventati di Paul quando gli si avvicina troppo! Per non parlare del vicino che ogni volta che Attila fa un passo verso di lui sembra implorare a Dio il dono della morte. Con un bambino così mi divertirò un po'. Mi avvicino, gli mostro il cellulare e gli suggerisco un gioco da fare indicando un'infermiera. "Sì quella," gli faccio con la testa! E Attila obbedisce. E' spaventoso come un bamboccio attiri così tanto le donne. Passiamo un'oretta a giocare con le infermiere: Attila si fa spupazzare e intanto scatta bellissime fotografie con meravigliose angolazioni. Ad un certo punto l'infermiera più bella gli si avvicina gli parla un po' e lo prende per mano ed inizia ad accompagnarlo verso il reparto di ortopedia. E' la mia occasione! Mi avvicino con aria trafelata ansimando "Attila, mi hai fatto tanto preoccupare, la nonna ti aspetta" e attacco bottone con la tizia. Il marmocchio mi gira un po' attorno ma con un paio di scarpate riesco a fargli capire chi comanda. Quando se ne va ha negli occhi una luce malvagia che un poco mi spaventa.

Torno nella stanza di Paul un po' depresso. Paul mi domanda "Com'è andata?" io faccio un cenno con il capo e dico "l'infermiera ha 23 anni un corpo da favola e 3 figli... gemelli! Mi ha fatto vedere anche le foto! E' un mondo difficile! Bhe, Paul adesso vado, dov'è tua madre che vorrei salutarla."
"E' da un po' sotto la doccia"
"Ah va bene, salutamela da parte mia, e Attila... aveva il mio telefono."
"E' lì sulla sedia, Attila ci ha giocato fino ad ora... spero non te lo abbia rotto."
"No non ti preoccupare è vecchio," e penso "Che bello ci sono su le foto!"
"Ciao Paul se riesco passo domani"
"Ciao e grazie."

Mentre me ne vado vedo Attila. Lo fermo gli dico quattro cazzate a proposito dell'amicizia, che ho sbagliato a prenderlo a calci e del perdono, ma che saremo amici... bla bla bla. Bla. BLA! Lui mi ascolata quasi incantato e mentre me ne vado vedo nel suo sguado l'innocenza e l'ingenutità dei marmocchi! Sì, mi divertirò moltissimo.

mercoledì 9 giugno 2010

Un simpaticone

Arrivo e vedo Paul sul lettino. Di fianco ha una cosa che sembra una donna, dalle maniche della camicia le escono dei peli lunghi e biondi. Una lacrima le scorre sul volto teso, passandole vicino ai baffi. Ha sulle ginocchia un bimbo che affettuosamente sorride. Paul dorme.

La donna mi si getta alle ginocchia e ringraziandomi di aver salvato suo figlio. Io, modesto, mi schernisco e con il cuore in gola dico: "per un amico questo ed altro". Mi stringe forte forte. Sento le costole che si flettono, sento tutti gli organi interni gridare il loro dolore. Dopo due minuti il donnone mi dà la possibilità di respirare ancora. E si mette a raccontare di quando Paul era piccolo... e bla bla bla bla!

Il bimbo (avrà 10 anni) ora è nei pressi del vicino di letto di Paul. Anche quello è messo male: un incidente d'auto credo. Sembra agitato, e nonostante il tubo che ha in gola sembra che provi ad urlare forte mentre il bambinetto gli si avvicina.

"Attiluccio per piacere torna qui, non dare troppo fastidio al signore, vieni a conoscere l'eroe che ha salvato lo zio" supplica il donnone.

Il bimbo come una lepre sparisce sotto il letto di Paul. Ne esce con una specie di telecomando. Poi guarda la nonna, poi guarda me. Entriamo subito in sintonia. Faccio un impercettibile gesto con il capo e lui con la sua manina preme a casaccio tutti i tasti del telecomando.

Il grido di Paul risuona in tutto l'ospedale, mentre il letto sembra costringere la sua spina dorsale a disegnare la lettera V.

martedì 8 giugno 2010

Dopo il dolore

La scrittura è dolore. Dolore fisico: ogni tasto che premo sulla tastiera mi ricorda che l'indice e il medio della mano destra sono rotti. Non meno del pollice, dell'anulare e del mignolo della mano sinistra. Un braccio è spezzato e le gambe non sono messe meglio. Riesco a scrivere solo perché Macaco1 mi ha portato un computer qui in ospedale. Non credevo fosse così premuroso.

Ho ancora ricordi vaghi della vicenda, probabilmente gli antidolorifici stanno facendo ancora effetto. E di questo gliene sono grato.

Ricordo... ricordo... un'auto. Blu. L'urlo del motore in prima marcia e poi lo schiocco delle ossa che si spaccano mentre volo e vedo il cielo. Azzurro. Come può essere solo nelle sere di tarda primavera quando il vento forte spazza via le nuvole. E l'asfalto, poco dopo. Il tonfo e l'aria che abbandona i polmoni e poi il buio.

L'urlo di una sirena e le mani grandi degli infermieri sul mio corpo. Il bippare di una macchina medica. Nozioni anatomiche (l'elenco delle mie fratture e degli organi interni lievemente danneggiati).

Vedo sfuocato. Credo che la flebo stia pompando qualche sedativo.

Niente paura

Non vi preoccupate Paul tornerà a breve.
Insomma non so come dire, io non volevo, cioè non proprio.
Lui il giorno prima mi aveva fatto male mostrandomi una mossa supersegreta di Kav Manga, mi ha stortato un pochino il polso.
Poi ha riso felicemente. Io non gli avevo fatto nulla di male . Avevo solo detto qualcosa di male su sua madre. Lui si è arrabbiato e ...

Io l'ho aspettato e gli ho mostrato la mia mossa speciale: Investimento con auto.
La cosa bella è che io l'ho beccato sulle gambe ...
L'ho falciato abbastanza bene e lui l'unica cosa che si è rotto sono state 3 costole , l'omero destro, la tibia sinistra e un paio di diti per mano. Niente gambe!!!!

Non vi preoccupate per lui da oggi per un po' il plog lo tengo IO che sono più intelligiente e sensibile di lui.
Se lo volete chiamare il suo cel è 320 814238572.
Io lo andrò a trovare regolarmente all'ospedale.
Ciao a presto.

giovedì 3 giugno 2010

Vacanza


Il blog si prende una piccola vacanza. Ci risentiamo da queste parti tra qualche giorno.

martedì 1 giugno 2010

Storie di uomini e di barbari

Attila ha una sorellina. Lei è tenera, è delicata, è bellissima. Ha un anno e mezzo o poco più. Non puoi restare indifferente al suo sorriso, ai suoi occhi azzurrissimi e ai ricciolini biondi. È semplicemente stupendo sentirla ridere di gusto quando le fai il solletico e produci i versi più imbarazzanti mimando gli animali feroci della foresta che le piacciono tanto. Domenica, dopo aver dormito in macchina tutta notte, sono andato da mio fratello a recuperare i nipotini per portarli dai miei. Dato che ero lì ho giocato un po' con la piccola mentre mio fratello si vestiva e si rendeva presentabile.

Poi, una volta uscito dal bagno, gli faccio "Vado avanti, ti aspetto là."
"Sì bravo." E mi guarda storto.
"Cosa?"
"Non fare il furbo. Lei resta, tu prendi Attila."

Mi piacerebbe scaricare il pargolo nei pressi di qualche carcere minorile, ma qui nei dintorni non ce n'è. E sia, prendiamo Attila e portiamolo a casa.

Durante il viaggio sta buono e tranquillo. Lo sa che lo sto portando nel suo parco giochi preferito, dove mamma yeti gli fa fare tutto quello che vuole e corre ad ogni singolo vagito emesso dalla sua malefica bocca. E sa anche che io conto meno di niente quando lui è nei dintorni, tutte le mie lamentele sulla sua educazione sono parole al vento.

Arriviamo a casa mia. Lui salta giù dall'auto e lanciando il suo consueto urlo di battaglia (YAAAAAAAAAH!) si getta nel cortile. Il dobermann dei vicini guaendo cerca rifugio nella cuccia. Attila, con gli occhi iniettati di sangue cerca la sua preda preferita, il gatto, come s'è già detto. Quando lo trova si fionda all'inseguimento, ha in mente per lui una morte atroce, violentissima, ma particolarmente lenta. Il gatto, d'altra parte, sapendo che otto delle sue vite già andate perse, scappa via e trova rifugio sulla pianta di amarene.

Confidente che Attila investirà un po' di tempo ronzando attorno alla pianta, prendo la sdraio e mi godo un po' il sole mattutino. Nel frattempo sto nei dintorni, nel caso in cui il gatto abbia bisogno di una mano.

Tentativo 1
Attila tenta di scalare la pianta a mani nude, per avere una presa migliore sulla corteccia utilizza anche i denti. Ho perso il conto, non so se questi sono ancora da latte o sono definitivi. Spero la seconda.

Tentativo 2
Attila, nei pressi della pianta, raccoglie qualche sasso e comincia a bersagliare il gatto. Il gatto, naturalmente, si salva. Non si può dire lo stesso di due vetri dei vicini, del dobermann impaurito, dell'auto del figlio dei vicini e di mamma yeti, colpita a tradimento da un proiettile. Ma mamma yeti non proferisce parola.

Silenzio. Silenzio. E ancora silenzio. Il silenzio è il primo sintomo del pericolo. Apro un occhio per controllare Attila.

Tentativo 3
Attila ha in mano due oggetti che non fanno una bella coppia: una tanica di miscela che mio padre utilizza per alcuni attrezzi e un accendino. Si avvicina all'albero con il preciso intento di fare il gatto flambè. Sorrido e mi giro dall'altra parte: in casa non c'è un accendino ce funzioni. Il più recente risale agli anni ottanta. Click, click, click, click, click, click, click, CLICK. Niente non va, come avevo previsto. L'aria è saturata dal grido di impotenza di Attila.

Tentativo 4
Attila corre in casa. Dalla mia posizione riesco a vedere mamma yeti che gli porta una sedia sul tetto della veranda. L'intento è quello di scalare la pianta dall'alto. Mamma yeti, con un filo di voce fa: "Ma stai attento..." Attila si sporge, si allunga, tasta il terreno, cerca di afferrare il ramo. Niente da fare non ci arriva. Si lamenta, blandisce mamma yeti. Ogni sua lamentela è una sinfonia alle mie orecchie. Pargolo malefico e viziato, imparerai che la vita è dura. Oh se imparerai!

Tentativo 5
L'accetta. Attila riscopre le armi ancestrali e con l'accetta tenta di abbattere l'esile pianta di amarene. Toc, toc, toc, toc, toc. "Caaaaaaaaaaaaaaaaaadeeeeeeeeeee". Sì la piantina che sorregge il gatto cade. Sopra Attila, che rimane intrappolato tra la chioma e il terreno. Piange mentre il gatto ottiene la libertà.

Povero bimbo. Vado a recuperare l'accetta e la rimetto nella scatole degli attrezzi di mio padre. Sposto la sdraio nei pressi di Attila che mugugna e dormo sereno fino all'ora di pranzo.

lunedì 31 maggio 2010

Happy Birthday

Appena sveglio, apro gli occhi e mi auguro che il buon Dio mi renda finalmente cieco. È verde pisello e ha i pomelli delle ante gialli, è diviso in tre parti e ha pure un cassetto che separa l'anta grande da quella piccola. Di fianco, immobile, mamma yeti ha atteso il mio risveglio per essere la prima a dirmi:

"Buon compleanno."

Io richiudo gli occhi, ma quando li riapro il mobiletto verde è ancora di fianco a mamma yeti. Mi viene da star male, ma tengo duro.

"Ti piace?"
"Preferirei usare una cassa da morto piuttosto che quello."

Mamma yeti fa un sorriso grande grande e poi con le sue braccia enormi mi solleva di peso dal letto, mentre tre le lacrime ripete: "Ah, il mio Paul è diventato grande. Auguri, stellina!"

Ormai, dopo che ho preso il controllo della lavatrice, mia madre non mi regala più vestiti: teme che facciano la fine indecente di tutti gli altri. Di sicuro, il mobiletto non lo posso mettere in lavatrice e fargli perdere il colore o infeltrirlo, quindi ha optato per il bel pezzo di arredamento. Prevedo una giornata in salita.

Mi sveglio del tutto e dopo una rapida toelettatura scendo a far colazione. Nel croissant è infilzata una candelina accesa. Vengo colto di sopresa con la tazza di caffellatte nella mano sinistra e il croissant nella destra.

"Dopo fai un salto a prendere Attila?"

No, Attila non lo voglio vedere oggi. Almeno oggi! Mi sia risparmiata la sua presenza a tavola. Non so se sarò in grado di sopportare il barbaro che si nutre con le mani per poi pulirsele nella magliatta... la mia.

"Tuo fratello ti aspetta tra una mezzoretta."

E sia: andiamo a prendere l'incivile e portiamolo al cospetto di mamma yeti. Durante il tragitto da casa sua a casa dei miei è calmo: si sta trattenendo per dare il meglio di sé una volta arrivato. Infatti, appena sceso dall'auto va a cercare la sua vittima preferita, il gatto. Faccio spallucce e mormoro una rapida preghiera, affinché la mia mano sia trattenuta dal far fuori il barbaro mignon.

Passo la mattina, il pranzo (ho ancora il voltastomaco) e il pomeriggio con il nipotino. Ne esco a pezzi. Ho solo voglia di imbottirmi di farmaci e andare a letto aspettando che arrivi domani. Ma non è così semplice: per la serata sono invitato a una festicciola in mio onore organizzata dall'orda infernale degli unni al gran completo. Faccio una rapida doccia e mi preparo per la sera. Li anticipo di qualche minuto aspettandoli fuori casa. Dopo poco, il rombo di un motore e un clacson spiegato ai quattro venti mi annunciano l'arrivo dell'orda. Si materializzano sgommando e parcheggiando l'auto nel mio cortile.

"Dai Paul! Prendi la macchina che stasera si beve!" Hanno anche una tromba da stadio, me la puntano in faccia e suonano. Parte anche un coro da stadio "Tanti auguri a te!" ecc ecc.
"Dai Paul, la macchina! Dai che andiamo." Ancora la tromba, ancora i cori.

Corro a prendere l'auto, carico gli unni e mi avvio verso il solito bar delle grandi occasioni. L'unno che ho di fianco mi suona il clacson in continuazione sulle note della tremenda canzoncina di compleanno. Gli altri fanno eco con la tromba.

Arriviamo. Il resto dell'armata è già lì, tutti esplodono in un gran boato. Visto che sono un po' giù di morale mi portano subito davanti alla torta: cioccolato e crema, deliziosa. Mangio, scherzo e ridacchio. Ancora la tromba, ancora i cori. Alla fine della serata, chi prima chi dopo, tutti si dileguano augurandosi cento di questi giorni e tutto il repertorio di scemenze che si dice in queste occasioni. Stanco e assordato cerco di portare la mia carcassa a casa. Accendo anche il cellulare per vedere se ho messaggi. Uno. "Ho chiamato alle ore..." La rompiballe! Speravo in un altro messaggino, ma ok.

Provo a entrare: chiuso. Frugo in tasca. Niente chiavi. Ho sempre desiderato dormire in macchina... buona notte.