martedì 8 giugno 2010

Dopo il dolore

La scrittura è dolore. Dolore fisico: ogni tasto che premo sulla tastiera mi ricorda che l'indice e il medio della mano destra sono rotti. Non meno del pollice, dell'anulare e del mignolo della mano sinistra. Un braccio è spezzato e le gambe non sono messe meglio. Riesco a scrivere solo perché Macaco1 mi ha portato un computer qui in ospedale. Non credevo fosse così premuroso.

Ho ancora ricordi vaghi della vicenda, probabilmente gli antidolorifici stanno facendo ancora effetto. E di questo gliene sono grato.

Ricordo... ricordo... un'auto. Blu. L'urlo del motore in prima marcia e poi lo schiocco delle ossa che si spaccano mentre volo e vedo il cielo. Azzurro. Come può essere solo nelle sere di tarda primavera quando il vento forte spazza via le nuvole. E l'asfalto, poco dopo. Il tonfo e l'aria che abbandona i polmoni e poi il buio.

L'urlo di una sirena e le mani grandi degli infermieri sul mio corpo. Il bippare di una macchina medica. Nozioni anatomiche (l'elenco delle mie fratture e degli organi interni lievemente danneggiati).

Vedo sfuocato. Credo che la flebo stia pompando qualche sedativo.

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