lunedì 31 maggio 2010

Happy Birthday

Appena sveglio, apro gli occhi e mi auguro che il buon Dio mi renda finalmente cieco. È verde pisello e ha i pomelli delle ante gialli, è diviso in tre parti e ha pure un cassetto che separa l'anta grande da quella piccola. Di fianco, immobile, mamma yeti ha atteso il mio risveglio per essere la prima a dirmi:

"Buon compleanno."

Io richiudo gli occhi, ma quando li riapro il mobiletto verde è ancora di fianco a mamma yeti. Mi viene da star male, ma tengo duro.

"Ti piace?"
"Preferirei usare una cassa da morto piuttosto che quello."

Mamma yeti fa un sorriso grande grande e poi con le sue braccia enormi mi solleva di peso dal letto, mentre tre le lacrime ripete: "Ah, il mio Paul è diventato grande. Auguri, stellina!"

Ormai, dopo che ho preso il controllo della lavatrice, mia madre non mi regala più vestiti: teme che facciano la fine indecente di tutti gli altri. Di sicuro, il mobiletto non lo posso mettere in lavatrice e fargli perdere il colore o infeltrirlo, quindi ha optato per il bel pezzo di arredamento. Prevedo una giornata in salita.

Mi sveglio del tutto e dopo una rapida toelettatura scendo a far colazione. Nel croissant è infilzata una candelina accesa. Vengo colto di sopresa con la tazza di caffellatte nella mano sinistra e il croissant nella destra.

"Dopo fai un salto a prendere Attila?"

No, Attila non lo voglio vedere oggi. Almeno oggi! Mi sia risparmiata la sua presenza a tavola. Non so se sarò in grado di sopportare il barbaro che si nutre con le mani per poi pulirsele nella magliatta... la mia.

"Tuo fratello ti aspetta tra una mezzoretta."

E sia: andiamo a prendere l'incivile e portiamolo al cospetto di mamma yeti. Durante il tragitto da casa sua a casa dei miei è calmo: si sta trattenendo per dare il meglio di sé una volta arrivato. Infatti, appena sceso dall'auto va a cercare la sua vittima preferita, il gatto. Faccio spallucce e mormoro una rapida preghiera, affinché la mia mano sia trattenuta dal far fuori il barbaro mignon.

Passo la mattina, il pranzo (ho ancora il voltastomaco) e il pomeriggio con il nipotino. Ne esco a pezzi. Ho solo voglia di imbottirmi di farmaci e andare a letto aspettando che arrivi domani. Ma non è così semplice: per la serata sono invitato a una festicciola in mio onore organizzata dall'orda infernale degli unni al gran completo. Faccio una rapida doccia e mi preparo per la sera. Li anticipo di qualche minuto aspettandoli fuori casa. Dopo poco, il rombo di un motore e un clacson spiegato ai quattro venti mi annunciano l'arrivo dell'orda. Si materializzano sgommando e parcheggiando l'auto nel mio cortile.

"Dai Paul! Prendi la macchina che stasera si beve!" Hanno anche una tromba da stadio, me la puntano in faccia e suonano. Parte anche un coro da stadio "Tanti auguri a te!" ecc ecc.
"Dai Paul, la macchina! Dai che andiamo." Ancora la tromba, ancora i cori.

Corro a prendere l'auto, carico gli unni e mi avvio verso il solito bar delle grandi occasioni. L'unno che ho di fianco mi suona il clacson in continuazione sulle note della tremenda canzoncina di compleanno. Gli altri fanno eco con la tromba.

Arriviamo. Il resto dell'armata è già lì, tutti esplodono in un gran boato. Visto che sono un po' giù di morale mi portano subito davanti alla torta: cioccolato e crema, deliziosa. Mangio, scherzo e ridacchio. Ancora la tromba, ancora i cori. Alla fine della serata, chi prima chi dopo, tutti si dileguano augurandosi cento di questi giorni e tutto il repertorio di scemenze che si dice in queste occasioni. Stanco e assordato cerco di portare la mia carcassa a casa. Accendo anche il cellulare per vedere se ho messaggi. Uno. "Ho chiamato alle ore..." La rompiballe! Speravo in un altro messaggino, ma ok.

Provo a entrare: chiuso. Frugo in tasca. Niente chiavi. Ho sempre desiderato dormire in macchina... buona notte.

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