lunedì 10 maggio 2010

Abominevole tecnologia

Internet, un mondo pieno di possibilità, di informazioni, di divertimento. Un arcipelago in cui navigare con la propria barchetta sospinta dalla brezza della curiosità. Un luogo (nel senso lato del termine) in cui tutto e il contrario di tutto convivono con la stessa dignità e senza annichilire (come fu tanto tempo per materia e antimateria, o almeno così sta scritto su un sito che ho trovato). Un luogo che mamma yeti frequenta nel tempo libero.
Adesso che sono fuori casa il tempo libero di mamma yeti è aumentato. So che accende il computer e se la viaggia nella rete anche la sera. È facile da intuire: quando mamma yeti digita sulla tastiera, i sismografi dei dintorni segnalano sempre piccole scosse che i geologi archiviano come 'scosse di assestamento'. La cosa che gli scienziati non riescono a spiegarsi è la ritmicità della faccenda. Ogni scossa è distanziata dalla precedente da circa 2 secondi. Così www.google.it diventa tum, tum, tum, tum, tum, tum, tum, tum, tum, tum, tum, tum, tum, tum... TUM! Il tum finale è il tasto di invio. Per usare quello, mamma yeti adopera tutta la mano destra.

I sobbalzi tettonici avvertiti venerdì sera mi hanno fatto venire in mente un'idea geniale per la festa della mamma, così sabato pomeriggio mi sono recato nel negozio più vicino ad acquistarle una tastiera nuova di zecca. Domenica mattina, bello come il sole, mi presento dai miei e porgo a mamma yeti la tastiera nuova di zecca. Lei, da vera mamma, prima ancora di capire cosa sia la scatola di cartone, mi abbraccia con grande trasporto e una lacrimuccia le riga il volto. Risultato netto: ho due costole incrinate e una microfrattura allo sterno. Niente che un paio di settimane di riposo non riescano a sistemare. Il pranzo passa in allegria e mammina è felicissima del nuovo soprammobile, mi fa un sacco di feste e (dato che mi trova anche un po' patito) mi rimpinza con porzioni abbondanti delle sue migliori pietanze.

Nel pomeriggio, dato il bel tempo e l'impossibilità di andare in moto, le attacco il soprammobile nuovo al computer. Lei passando mi vede intento a trafficare con i cavi e mi fa:

"Ah, Paul, è lento eh," mentre indica il montior.

Capisco l'antifona ed essendo di buon umore decido di fare una bella revisione globale: le installo Ubuntu, quello nuovo, un po' più leggero e sicuramente migliore per quello che deve fare lei.

L'installazione normale va su in dieci minuti circa. Le cinque ore successive le investo nella configurazione di lingue, programmi personalizzati, posta e la maledettissima stampante USB. Non vi dico i giri che ho fatto, cosa ho installato e disinstallato nei vari tentativi. Sono arrivato anche a minacciare la stampante con un martello in mano. Mamma yeti si preoccupa sempre quando nota dell'animosità nei confronti di oggetti. Comunque, alla fine riesco a mettere tutto a posto, la chiamo e le faccio vedere il prodigio.

"Questo qui è Ubuntu."
"Bunto?"
"Ubuntu."
"Bunto!"
"Ok, Bunto: il tuo nuovo sistema operativo."

Mi guarda e nei suoi occhi vedo il vuoto siderale. Le mostro cosa può fare e cosa non può fare (non stampa a colori per il momento, ma ci lavorerò ancora su). Dopo che le ho illustrato tutto quanto un paio di volte, lei sentenzia:

"Praticamente è uguale a prima solo che scrivo in bianco e nero." Non sembra soddisfatta.
"Beh praticamente..."
"Ma... è almeno veloce?"
"Beh credo di sì. Prova."

TUM, TUM, TUM, TUM, TUM, TUM, TUM, TUM, TUM, TUM, TUM, T U M! Il telegiornale locale irrompe con l'allarmante notizia di una scossa del sesto grado.

Quando la pagina internet compare mi guarda e nei suoi occhi c'è solo gioia. Mi coglie all'improvviso e mi abbraccia ancora.

Il medico mi ha detto che devo stare a riposo e che le sette costole si risistemeranno con il tempo.

Auguri Mamma.

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