giovedì 6 maggio 2010

I pensieri del divano

Non puoi parlare di vita senza parlare di piccoli momenti. La vita in sè non esiste è semplicemente la sequenza di tanti momenti che vanno a finire nel calderone dei ricordi. Di sera divento sempre un po' filosofo e stasera, qui sul divano, faccio pensieri dolci. È l'unica cosa che posso fare, dato che non sento più le gambe. Nota per me, se domattina non riesco ad alzarmi dal divano devo chiamare qualcuno per farmi portare al lavoro.

Il primo piccolo momento della mia giornata (dopo il lavoro) è stato l'allenamento. Una volta a casa, ho infilato le scarpe e sono uscito a correre. Evito il paese, mi dirigo verso la campagna che giace tra R e Z. Il paese è troppo pericoloso: ci sono porte che si aprono all'improvviso e i ragazzini si divertono fin troppo quando divento paonazzo e sbuffo come un treno. La campagna è molto meglio. Guardo il cielo e mi sembra un mare in tempesta, le nuvole sono cavalloni e mi auguro che piova. La sensazione delle goccioline addosso! Corro, mi stacco dall'asfalto illuminato dai led intermittenti delle scarpe. L'obiettivo di giornata è il chilometro, e naturalmente una volta a casa, togliere le pile alle scarpe. Mi superano, nell'ordine, un tizio in bicicletta, una ragazza a piedi, un paio di bambini che giocano e un signore, molto distinto, con il bastone. Mentre mi passa di fianco mi incita "Animo, animo! Su con quelle gambe." Obiettivo raggiunto, mi giro di 180 gradi e torno verso casa. Ho sete, tanta sete e non piove ancora. Almeno, con l'acqua sarebbe tutto più semplice. Non ricordo il rientro, la mia mente deve avermi abbandonato a metà strada: il dolore e la fatica sono disumani. Nello stesso istante in cui infilo la chiave nella toppa inizia a piovere. Alzo le mani al cielo e impreco moltissimo.

Il secondo piccolo momento della giornata è stata la preparazione del ragù. Molto semplice: mezzo chilo di carne macinata (l'ho comperata la settimana scorsa), polpa di pomodoro, olio e rosmarino. Ho deciso di fare il sugo perché la carne, nonostante l'abbia tenuta in frigo, ha un colore che non mi dà l'idea di un animale morto, diciamo che mi suggerisce di più la presenza di tanti piccoli nuovi organismi forse senzienti. Preferisco una strage e un po' di ragù al dubbio. Sbatto tutto in una pentola assieme a mezzo litro d'acqua. Fuoco vivace, coperchio e via. Dopo che la pentola straripa la seconda volta spegnendo il gas e rischiando di farmi fuori (sono loro, i maledetti milioni di piccoli organismi che vogliono vendetta), levo il coperchio. L'acqua però evapora molto più in fretta e il risultato netto è che adesso devo trovare un modo per separare il sugo dall'acciaio della pentola, anche se non credo di avere gli strumenti adatti. Riproverò domani.

Il terzo piccolo momento della giornata è stata la rilassante lettura di un romanzo che mi ha prestato Macaco2. Ebbene sì, possiede dei libri e a detta sua li legge anche. Io credo che li usi più come fermo per le porte, o per creare strati di isolamento contro il freddo. Mi ha portato un libricino di circa duecento pagine (alla media di una pagina al giorno nei giorni feriali ci metto meno di un anno a leggerlo). In effetti sono alcuni giorni che lo sto leggendo e credo che più che romanzo si tratti di un inconcludente tomo soporifero di rara autocelebrazione. Purtroppo nelle mie condizioni fisiche (non riesco più ad alzarmi dal divano) è l'unica cosa a portata di mano e l'alternativa sarebbe fissare il soffitto aspettando il sonno o la morte per disidratazione.

Piccoli momenti in sequenza, penso, mentre uno strano torpore mi annebbia la mente. Ma possibile che non ne vada dritto uno?

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