giovedì 20 maggio 2010

Grande distribuzione

Per un ingegnere l'ottimizzazione è questione di vita o di morte. Soprattutto adesso che sono andato a vivere per conto mio. Devo riprogettare la mia vita quotidiana partendo dalle attività dalle quali è difficile esimersi. La spesa per esempio. Sono già stati fatti diversi tentativi.

1. La spesa titanica. Il problema è che alcuni alimenti, soprattutto i più delicati e i meno surgelati tendono a deperire in poco tempo. Ho provato a mangiare l'insalata di una settimana e mezza, ma sono stato un po' male.

2. La spesa continua. Ogni giorno si acquista lo stretto necessario per la sera, la colazione del giorno dopo e il pranzo in ufficio. Data la frequenza, bisogna trovare punti vendita vicini a casa o almeno sulla strada per minimizzare lo spreco di carburante. Altrimenti due biscotti mi costano un patrimonio.

3. La spesa serale. Affascinato da questa opportunità, ho provato a recarmi al supermercato alle nove e mezza di sera.

Parcheggio l'auto in diagonale cercando di occupare sei spazi. È una manovra che ti dà un senso di libertà incredibile, è una ribellione contro il sistema, è un gridare al mondo la tua rivendicazione di autista, di singolo essere umano, di te. Inserisco l'euro nel carrello mi infilo nel supermercato. Una corrente gelida e condizionata tenta di spingermi fuori, come uno starnuto con il pulviscolo nel naso. Resisto, mi impunto, spingo e faccio forza. Alla fine le porte automatiche si chiudono e l'anima del supermercato desiste.

Dentro c'è silenzio. Il vociare della gente, il rumore dei rulli delle casse, il bip costante dei lettori di codici a barre, gli schiamazzi dei bambini, il tintinnare delle monete degli ottuagenari, non c'è nulla. Cerco di guadagnare l'entrata del vero supermercato, quella che delimita il recinto dei consumatori ma vengo avvicinato da una donna. Ha un depliant in mano, è smunta e gli occhi sono arrossatti, circondati da orbite scure. Il trucco è un po' sciupato dopo la giornata, la voce è flebile.

"Lo vuoi il divano che fa i massaggi?" Mentre mi allunga il volantino variopinto. "Lo vuoi o no il divano? Fa i massaggi eh." I suoi occhi hanno un che di crudele. Cerca di umettarsi le labbra. "Massaggi..."

Mi allontano in fretta facendomi scudo con la mano e con il carrello.

Entro e tiro un sospiro di sollievo. Faccio mente locale e mi dirigo verso il reparto frutta e verdura. Gli scaffali sono mezzi vuoti. Afferro alcune mele, delle carote, pomodori e insalata. Tento anche gli asparagi, ma quando giro attorno allo scaffale cozzo contro una persona accucciata con in mano una pannocchia. Le sta sussurrando qualcosa, parole tenere, di una tenerezza morbosa. Si gira di scatto e digrigna i denti nascondendo la pannocchia. "Non l'avrai..." sibila feroce. "Non l'avrai mai! MAI!"

Dimentico gli asparagi e faccio retromarcia fino al reparto carni macinate. Uno dei neon del frigo ronza e, nel momento in cui afferro una confezione di carne, con un suono simile a un tonfo, si spegne. La carne, nella penombra, ha un che di grottesco, di sconosciuto.

Arretro e recupero in fretta dei biscotti, l'acqua, il tonno e un po' di pasta e corro verso la cassa. Butto tutta la spesa sul rullo mentre una cassiera scheletrica fa passare con lenti gesti ogni singolo oggetto sul lettore. Bip... Bip... Bip... Bip... Pago il più velocemente possibile e mi catapulto verso l'uscita. La porta automatica scorre con un paio di sussulti. Sono fuori. Vuoto il carrello in macchina e lo abbandono nel parcheggio, salgo, metto in moto e ingrano la prima.

Posso anche sbagliarmi, ma mentre mi allontano a tutta velocità mi sembra di vedere una bimba dai riccioli d'oro e con un palloncino nero in mano che mi saluta fissandomi.

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