mercoledì 28 aprile 2010

Sport e bellezza

Credo che la cucina sia un'attività altamente inefficiente. Per mangiare 5 minuti (ok, potrei andare anche più piano) devi stare davanti ai fornelli almeno una mezzora. Trovo la cosa abbastanza fastidiosa: limita la mia libertà e mi rende schiavo di pratiche arcaiche e primitive. Sto cercando di ottimizzare i tempi pur mantenendo una certa dignità di fondo. La mia cena: una scatola di fagioli bianchi (spagnoli forse) sgocciolati, una scatoletta di tonno e una banana. Pronta in pochi secondi, dal gusto intenso e dal potere sfamante molto elevato. Mi sento un grande. Vado in bagno a darmi una rinfrescata, fermo la lavatrice (aspetto i due minuti canonici) tiro fuori i pantaloni che avevo addosso oggi e recupero le chiavi dell'auto. Afferro una brioche dalla credenza e corro fuori. Sono circa le otto di sera e tra un'ora devo essere a 40 chilometri da qui: si gioca un'importantissima partita di pallavolo, valida per i quarti di finale di chissà quale torneo. Importantissima perché è femminile e io amo le pallavoliste.

Il tragitto è tutto sommato molto semplice, dritto per 35 chilometri, svoltare a destra per inforcare la tangenziale e seguire per il palazzetto dello sport. Ho l'occasione di provare il nuovo software di navigazione che ho installato sul telefonino (amo la tecnologia, soprattutto quella in cui posso mettere mano io). Accendo l'auto e parto. Mentre attraverso il paese imposto l'itinerario, partenza e arrivo. Noto subito che l'ottimizzazione spinta del software quando mi impone di girare a sinistra in una strada poco più che sterrata. Ma chi sono io per contraddire fior fiore di ingegneri e algoritmi? Svolto e penso alla mia moto. Per arrivare in città ci saranno sì e no un paio di curve appena accennate. Su questa strada non si vede un rettilineo nemmeno a pagarlo a peso. Quanto mi divertirei se fossi in sella! E invece sono al volante. Per di più ho una mano completamente occupata dal cellulare: non si aggiorna quando cambio posizione e quindi devo scrollare col pollice (che mi fa già male, credo che mi beccherò una tendinite).

Nonostante il navigatore riesco a perdermi un paio di volte. La seconda perché sto mangiando il croissant. Comunque arrivo quasi in orario. Compro il biglietto ed entro. Vedo un sacco di posti liberi, mi avvento verso uno e tento di sedermi. Una vocina di un tizio lì vicino mi fa sapere che è occupato. Faccio un passo verso destra, stesso discorso, destra, occupato, destra, occupato... occupato. Finisco praticamente in curva. Tempo 3 minuti e un'orda di selvaggi inferociti armati di tamburo e trombe mi corre incontro. Già temo per la mia incolumità, assicuro la mia anima al buon Signore mentre attendo la mia morte. Invece di travolgermi si avventano sui seggiolini e mi circondano in silenzio.

Inizia la partita e questi qui cominciano a lanciare cori. Il tamburo parte e non la smetterà più fino alla fine del match. Ora mi è del tutto chiaro il concetto di tempo. In campo nel frattempo si sta consumando lo stupro dello sport. Io credo che la pallavolo sia la massima espressione e sintesi della forza e della grazia umana. Queste dodici sceme stanno giocando talmente male che l'unico motivo per cui sono ancora qui sono lo loro uniformi così succinte che potrebbero essere vendute tranquillamente in un negozio di intimo. Mamma mia come sono belle!

La partita finisce, il risultato non ha molta importanza. Le cose veramente importanti sono che adesso ho gli occhi lucidi, sono diventato amico del tizio con il tamburo (ci siamo scambiati i numeri di cellulare ma io gli ho dato quello di Macaco1) e che la squadra con le giocatrici più belle ha vinto, così posso tornare a guardare la finale.

Torno a casa e mi infilo a letto con un sorriso nel cuore. Buona notte.

Nessun commento:

Posta un commento