martedì 27 aprile 2010

Emozioni a due ruote

Naturalmente il weekend non è stato soltanto dominato dal nipote unno e da nonna yeti. Sabato mi sono concesso il lusso di andare a ritirare la moto in officina. Per l'occasione, mi accompagna mio padre in auto borbottando per tutto il viaggio. Quando entro in officina, il meccanico, mio ex compagno di scuola, mi corre incontro e mi fa un sacco di feste. La cosa mi insospettisce tantissimo. Con tanto di pacche sulle spalle (credo che mi abbia lussato qualcosa con quelle manone unte) mi spinge verso l'ufficio. Ora, l'ufficio di costui non è altro che uno sgabuzzino dotato di telefono, fax, macchinetta calcolatrice di quelle con il rotolo di carta, un tavolo sbilenco, una sedia marcia e una finestra dal vetro talmente lurido che non è possibile vederci attraverso. Si siede tra i lamenti della sedia e si mette a rovistare sul tavolo ingombro di carte finché trova una foglietto. Con la grazia di un fabbro tedesco digita sulla macchinetta una serie di numeri e nel frattempo si gongola un pochino. A me manca un po' l'aria e l'odore della stanza non mi fa sentire meglio. Un ultimo tasto e la macchinetta comincia a stampare un sacco di cifre. Quando finisce, il mio amico strappa il foglio e me lo porge anticipando il risultato: "Sono 850 euro."

Mi risveglio in una stanza di ospedale. Nonostante gli occhi siano ancora un po' appannati, riesco a distinguere i lineamenti decisi del mio amico (ma non credo che lo sarà ancora per molto) meccanico, chino su di me con un'aria un po' preoccupata. Ha ancora in mano il computo che gli ha stampato la macchinetta.

"Di' Paul, devi farti vedere eh, sei andato giù come un sacco. Queste cose non vanno certo bene alla tua età."
Mugugno qualcosa.
"Comunque, come ti dicevo, sono 850 euro." E parte con il resoconto fin troppo dettagliato dell'intervento di manutenzione straordinaria che ha subito la mia moto. Catena, pignone, corona, candele, cambio olio, regolazione filo acceleratore, olio impianto freni, leva della frizione, gomma posteriore, gomma anteriore, sostituzione lampadina posteriore, filtri vari, lavaggio, manodopera.
"Anche la gomma davanti?" faccio, con un filo di voce.
"Eh era bella liscia, mica vorrai andari in giro così no?"
"No."
Comunque, mi dimettono al volo, pago con assegno cercando di contrattare un po' il prezzo. Niente da fare. Spunto un 845 che non mi dà grande soddisfazione. Giubbotto e casco e parto. Decido di non tornare subito a casa, ma di godermi un po' la mia moto rimessa a nuovo. La accendo, il rumore è bellissimo. La faccio scaldare un po', monto in sella e parto. Al primo incrocio butto giù un paio di marce e tiro i freni senza grosso successo. L'olio deve ancora entrare in pressione e le pinze non fanno troppa presa. Vedo la mia vita passare. Quando mi fermo "pompo" un po' i freni e mi rimetto in viaggio.

Sinceramente non ho un ricordo nitido della scampagnata, mi ricordo soltanto di aver girato a vuoto per un paio di ore. Ho percorso strade basse, provinciali o poco più. Sono passato per paesi che non sono più di questi tempi, ricordano una vita lontana fatta di cose semplici e della quotidianità scandita dal solo passaggio delle stagioni. Io, la strada e l'aria fresca. Alzo anche un po' la visiera del casco per non perdermi i profumi di questa primavera. Sono felice.

Quando torno a casa c'è mio padre che mi aspetta appena fuori dal cancello, con le braccia conserte. Se mi sta aspettando lì significa che ho fatto tardi e che probabilmente è già più di mezzogiorno. Sono pronto ai suoi borbottii. Infatti, nel momento in cui tolgo il casco inizia la cantilena atona. La mia mente superiore riesce a filtrare selettivamente alcune frequenze di suono e negli anni mi sono addestrato a fondo affinché la voce di mio padre non arrivi oltre il timpano. Il problema è che mio padre considera tutto il mondo in termini di utilità e risparmio e, francamente, la moto è poco utile e soprattutto costosissima. Non penso all'acquisto, penso soprattutto alla manutenzione. Ma se la felicità può essere comprata per 850 euro, beh, sono ben contento di sostenere questo sacrificio.

Passa il weekend come vi ho raccontato ieri e arriva inesorabile il lunedì. La routine della settimana riprende ciclica (lunedì mattina lavoro e lunedì sera torno a casa mia). Una volta arrivato in cortile esito un po'. Sospiro ancora e mi coccolo con il ricordo del sabato, delle curve e di quel senso di libertà che può darti solo la moto. Entro e chiudo la porta. Devo architettare un modo per portare la moto qui a casa con me. Poi la metto sotto la finestra della camera, sposto un po' il letto così posso dormire vicino alla mia piccola amica.

Un sorriso si fa largo sul mio volto.

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