venerdì 23 aprile 2010

Solitudine

Adoro le sere di primavera. Il vento leggero muove le prime foglie, l'aria frizzante profuma di rinascita ed è densa di profumi antichi come il mondo. In sere come questa, sono solito tenere una finestra aperta e godere di queste piccole cose. Minuscole, certo, ma con il grande potere di ricordarti che sei vivo. In sere come questa, trovo molto difficile prender sonno, quindi inganno il tempo navigando distrattamente nella grande rete fino a tardi. In realtà non sto navigando troppo distrattamente, sto cercando informazioni precise riguardanti il porto d'armi. Dopo quello che è successo nei giorni scorsi e soprattutto ieri sera, ho in animo di comperare un fucile. Almeno sarà chiaro a tutti i visitatori indesiderati che sono pericoloso e armato. Sarebbe bello vedere le facce di Macaco1 e Macaco2 dal punto di vista del mirino del fucile. Già pregusto lo smarrimento di alcuni miei amici vedendomi sulla soglia di casa con l'arma a tracolla.

Per questioni principalmente estetiche mi sto orientando verso un fucile di taglio classico, qualcosa che ricordi il far west, ma che sia anche italiano, semplice e allo stesso tempo elegante, che sia preciso e potente. La scelta ovvia è di consultare il sito di Beretta. Trovo che il modello 471 Silver Hawk può fare certamente al caso mio. Semplicemente fantastico.

Navigo ancora un po', salvo qualche pagina qui e là e nel frattempo mi guardo attorno facendo lunghi respiri. Mi sorprende il fatto che questi qui non siano proprio respiri, direi più sospiri. Una strana ansia mi sta prendendo lo stomaco. È un leggerissimo disagio e mi chiedo da dove arrivi. Tutto è calmo, ho lavato i piatti e pulito, non ho altro da fare. Non sto dimenticando nulla, non ho alcun appuntamento per la sera (sempre che non si presenti qualcuno a sorpresa). Eppure d'un tratto queste pareti che solo pochi giorni fa mi davano sicurezza, mi stanno schiacciando con il loro candore. La casa non parla di me. Il bianco è totale, interrotto soltanto da qualche chiodo piantato e poi inutilizzato. Penso che dovrei appendere qualcosa, che so, un calendario, un orologio. Ma poi l'orologio mi darebbe fastidio, immagino. Il suo petulante ticchettio andrebbe a fare da controcanto al rubinetto che perde. Mio padre, armato di giratubi, è venuto a dare una sistemata la settimana scorsa, ma è sordo e per lui fa tutto bene così com'è. Non so. No, l'idea dell'orologio non è il massimo.

Capisco però che è questo silenzio che si porta dentro tutta l'angoscia. In casa mia c'era sempre qualcuno che parlottava, bisticciava, vociava, cantava o urlava. Era difficile sentirsi veramente soli. Fosse stato anche il rumore insistente del televisore, fastidioso oggetto che non ho voluto portare con me. Credo che la maggior parte delle trasmissioni sia un insulto. La radio non mi piace troppo, però credo che per la settimana prossima mi munirò di un piccolo impianto stereo e quanto meno di un paio di casse da attaccare al computer. Anche perché poi con la musica riuscirei a coprire il rumore delle auto che passano sulla via principale. Il loro dinamismo cozza così tanto con la staticità di questa sera che fa quasi male!

Qualche click distratto. Leggo alcune notizie, politica, economia, curiosità. Lancio qualche sbadiglio: mi sento come un lupo che ulula alla luna. Devo smetterla di mangiare cipolle, sono pesanti e non fanno bene al buon umore. Spengo il PC e vado a letto. Mi copro e abbraccio il cuscino aspettando che arrivi il sonno, che arrivi domani.

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