giovedì 22 aprile 2010

Incursione, atto finale

Esiste una categoria di persone con cui sei obbligato ad avere a che fare. Se sei fortunato ti capitano persone a modo, se non lo sei ti capitano degli animali. Sì, sto parlando dei colleghi con cui passi, se va bene, almeno otto ore al giorno. Ecco, le mie otto ore le passo di fianco a due esemplari facenti parte di una specie che non ho ancora individuato con certezza. In qualche modo assomigliano all'Homo Sapiens Sapiens, razza caucasica. Il colore della pelle, la presenza di pollice opponibile, la mancanza di coda (ma su questo si potrebbe indagare più a fondo), fanno presupporre la tesi umana. Nel momento in cui aprono bocca, tutta la teoria si frantuma. Il livello medio intellettivo è paragonabile a quello di un macaco. Inversamente proporzionale all'acume, invece, è il fastidio che danno. Tutto il giorno mugugnano e borbottano cose quasi incomprensibili. Usano la tastiera del computer come se fosse un incudine. Tendono a dire ad alta voce quello che stanno scrivendo (e non sempre ha senso). Parlano al telefono con un volume di voce proporzionato alla distanza dell'interlocutore, che nel nostro caso varia dalla Russia all'America Latina. Si grattano con frequenza e si nutrono per lo più di banane e altri frutti. Signore e signori: i miei due colleghi.

Niente di male, poteva anche capitarmi di peggio. Purtroppo con questi elementi bisogna anche fare conversazione, altrimenti la passi da asociale e la gente tende a pungolarti di più. Dati gli ultimi eventi, è stato logico parlare con loro del mio trasferimento e della mia nuova vita. Ho raccontato con entusiasmo le varie peripezie. Non ho mancato di ricordare, ovviamente, le varie incursioni che ho subito da parte di amici e parenti. E credo che sia stato questo, in fondo, il mio errore. Mentre li intrattenevo con le gesta degli unni, notavo una strana luce nei loro occhi generalmente spenti, e un sorriso dipinto sui loro volti. Ma più che un sorriso, questo assomigliava al ghigno odioso di chi sta architettando qualcosa. Per mia sicurezza non sono più tornato sull'argomento. Nei giorni seguenti li ho sorpresi varie volte a parlottare tra loro interrompendosi bruscamente al mio arrivo. Non ho dato troppo peso alla questione, avranno avuto da discutere riguardo le ultimissime scoperte della scienza: la ruota, il fuoco e cose così.

E arriviamo a ieri sera. Sono le circa le nove quando mi squilla il cellulare. Chi ha la voglia di farmi uno squillino adesso? Controllo la chiamata non risposta: Macaco1. Cancello la chiamata senza troppe cerimonie. Tempo un minuto e il cellulare squilla di nuovo. Stavolta il telefono mi dice che la chiamata è di Macaco2. Ma cos'è? Si sono forse messi d'accordo? La risposta la urla il citofono. Sì. Qualche secondo più tardi le urla selvagge dei due risuonano nel cortile. Quando poi si mettono a picchiare sulla porta d'ingresso del palazzo, capisco che non ho scampo, mi tocca farli entrare per non attirare le attenzioni degli altri condomini. Corro ad aprire in tutta fretta. I due, saltellando, si avventano verso la porta del mio appartamento senza aspettarmi. Uno ha in mano alcuni cartoni fumanti, l'altro un paio di bottiglie di birra. Entrano urlando "Permessoooooo!", sgomberano il tavolo in malo modo, frugano nei cassetti fino a trovare alcune posate, tre bicchieri e i tovaglioli di carta, scoperchiano i cartoni e, afferrate due sedie, si mettono a tavola.

"Buon appetito!"

Ho forse qualche alternativa? Mi siedo con loro e ceno: stasera pizza. Per me hanno pensato bene di comprare la più piccante in assoluto condita con olio al peperoncino. Loro si sono presi un paio di pizze più o meno normali. Nel senso che non ci sono banane sopra. Durante la cena i due fanno amorevole conversazione, parlano della giornata, degli amici, delle loro avventure e disavventure, del passato, di ricordi, di speranze, di propositi, di sogni. Io li sto ad ascoltare. Nel frattempo si ingozzano di pizza. Fanno fuori anche le bottiglie di birra (lasciandome due dita, si intende). Di tanto in tanto Macaco2 fa apprezzamenti sulla casa. Bello questo, bello quello, bello il divano, bella la cucina. Macaco1 si limita a guardarsi attorno, stupito. Tra me e me penso che alla fine sono quasi più civili dei miei amici, almeno questi non si sono lanciati sul letto. Pizza finita. Mi sento in obbligo di offrire qualcosa. Ho dei legumi in scatola, del tonno, la trippa ovviamente e del gelato. Opto per il gelato. Macaco2 afferra la scatola e comincia ad ispezionarla. Legge ad alta voce gli ingredienti. Quando declama "Latte in polvere reidratato" lancia il gelato nel lavandino. "Non fa per me", aggiunge. Ricordo che questo qui deve avere qualche stramba intolleranza alimentare. In compenso comincia a guardarsi attorno. Nel momento in cui vede il cestino della frutta con dentro la mia arancia, lancia un urlo di vittoria. Si impadronisce del frutto e comincia a pelarlo. Io e Macaco1 ci accontentiamo del gelato.

Passa ancora una buona mezzora. Ridono e scherzano, poi uno si alza di scatto e fa "Beh, è tardi io vado a casa." L'altro lo segue. Ringraziano per l'ospitalità, e si avviano verso l'uscita. Penso che non sia stata così male, in fondo una serata in compagnia è pur sempre meglio di una sera tutto solo soletto coricato sul divano con lo sguardo fisso verso il soffitto. Mi giro per prendere le chiavi di casa quando sento un urlo di gioia e un tonfo.

"Yaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah!"

E Macaco1 vola e atterra sul letto, mentre l'altro se la ride.

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