giovedì 15 aprile 2010

Preghiere

Non mi sento troppo tranquillo. Sono alcuni giorni che non ricevo visite moleste e la cosa mi sta preoccupando parecchio. Non sto parlando di colleghi o amici (o presunti tali), ma di mia madre. L'imprevedibile donna potrebbe presentarsi in qualunque momento e disporre di quelle due stanza come se fossero sue. Comunque, quando oltrepasso l'arco che dà sulla corte di casa mi rallegro: l'auto di mia madre non c'è, sono salvo. Entro in casa, sbatto il computer sul divano e mi dirigo verso il bagno. Quando entro in camera da letto svengo.

Qualche ora più tardi mi risveglio, confuso.

Lo stendino non è più al suo posto di fianco al letto e piegato sotto la mole immensa di panni stesi. Il letto è rifatto con una precisione micrometrica. Ma è l'arazzo che pende sopra la testiera del letto (del MIO letto Ikea, costruito con tanto amore e con il mio cacciavite) a scatenare l'orrore dentro di me. Tanto per cominciare è un arazzo. Inoltre sopra sono ricamate delle figure vagamente umanoidi ma con elementi che ricordano creature marine. I colori sono scuri e cozzano uno contro l'altro.

Colto da un'improvvisa frenesia corro in cucina per vedere quali nefandezze sono state compiute. Ho un nuovo cestino dei rifiuti, posizionato in modo tale da impedire al frigo di aprirsi. Vicino alla bilancina c'è un vassoio di puro argento tempestato di dimanti (credo finti). Non sapevo di essere ricco. È riapparso il mio bongo (comprato usato a Nairobi qualche anno fa). Sto seriamente pensando di espatriare. So cosa mi sta aspettando dentro al frigo, me lo sento nelle ossa e le ossa non mentono! Non oso aprirlo. Ho bisogno di aria. Decido di fare due passi per riprendermi dal trauma e per ossigenarmi un po'. Devo anche buttare giù un paio di chili, camminare non mi farà male. Vago senza scopo per un'oretta. Quando sento il richiamo della foresta (fame!!!) torno verso casa. Sulla strada del ritorno sfrutto il potentissimo ripetitore (che mi ucciderà) per chiamare i miei.

"Hai visto che ti ho messo l'arazzo in camera?"

Grazie a Skype (pessimo ma che pago veramente pochissimo) mia madre non sente tutti gli insulti che le sto dicendo, così le mie pretese sull'eredità sono ancora salve.

Arrivo a casa. Mi ha parlato di verdure in un tegamino (penso dentro al frigo) e un po' di bresaola. La tentazione è di lanciare tutto quanto in strada, tegamino incluso, ma la fame è tanta e la voglia di esplorare gli abissi dell'arte culinaria è davvero poca. Cedo. Vado in bagno a lavarmi le mani già sapendo di trovare qualcosa di nuovo. Infatti alcuni nuovi asciugamani dai colori sgargianti sono in bella mostra vicino al lavabo.

Apparecchio. Dopo la tovaglia cerco le posate. Apro il cassetto e qualche istanto più tardi mi trovo con le mani giunte pregando Iddio. Signore, tu che mi vuoi bene, fa che diventi daltonico... cieco... meglio morto. Perché mi punisci così tanto?

Piuttosto di mangiare con le posate rosa uso le mani.

Buon appetito.

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